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IL RITMO DEL COLORE
Caterina Ianni


Le tele di Stefan Anton Reck costituiscono un’occasione in cui vivere l’emozionante esperienza sinestetica delle arti, spaziando della pittura alla musica, in una suggestione di cromie, tracce vibranti e composizioni segniche. L’artista tedesco, che nasce come interprete musicale, decide di abbandonare per un istante il podio e misurarsi così con il cavalletto, indossando i panni di un compositore della pittura; trasformando la musica in un equilibrio di suono, gesto, segno. Ogni lavoro di Reck è la trasposizione in pittura di ciò che per lui viene espresso attraverso la musica, spaziando liberamente dalle melodie di Bèla Bartok al ritmo di Michael Jackson. Un’esperienza artistica che potrebbe emblematicamente rievocare alla memoria uno degli aspetti dello spiritualismo appartenente alla compagine romantica tedesca, quale l’ossessiva ricerca di una verità nell’arte deposta nel metafisico, nonché di un’esperienza estetica non più esprimibile o contenibile nella sola forma figurativa. Un potere, inizialmente custodito solo dalla musica che successivamente, attraverso le prime tendenze dell’astrattismo, viene sperimentato anche nel ritmo compositivo dell’arte. Dall’universalità della musica di Wagner, a quella delle Composizioni ed Improvvisazioni pittoriche di Kandinskij che riconosce le qualità acustiche del colore: “un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle molte corde”(dal saggio “Dello spirituale nell’arte” di Kandinskij). Pittura e musica, diventano la sintesi perfetta delle due categorie di apollineo e dionisiaco, nel costituire il risultato della fusione, tra incontenibile ed il contenibile, particolare ed universale, misurabile ed indefinibile. La risoluzione della dicotomia tra forma e spirito viene risolta in musica attraverso l’uso dei segni che divengono simboli, in quanto appartenenti ad una specifico codice di valori condivisi, ma che in pittura costituiscono le tracce espressive dell’artista, non sempre interpretabili o assoluti. Nella musica l’immaterialità del suono si manifesta visivamente nel codice segnico della nota, della pausa, del tempo che si armonizzano sul pentagramma, così come lo fanno sulla tela, i colori e le forme che però delle volte possono anche seguire logiche arbitrarie.


Stefan Anton Reck. Il ritmo delo colore
Quaderni WW, Sorrento, 2014


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